Per tentare di rimediare al fattaccio, il bambino mi impiastrò ancora peggio sul foglio, così che io mi allargai, mi sfumai, e acquisii numerose appendici. Il quaderno sul quale mi trovavo finì a casa della maestra del bambino, per la correzione dei compiti. la maestra aveva un figlio adolescente, che accorse a vedermi quando sentì la madre urlare di terrore, e si mise a ridere, ma la madre-maestra lo sgridò. Il ragazzo si offese, e di nascosto prese il quaderno, mi trovò, e mi disegnò sopra; così diventai uno scarafaggio. Ero molto brutta, ma almeno avevo una forma.
Quando il bambino tornò in possesso del quaderno, più che rimanerci male per il 4 scritto in rosso che dominava il fondo della pagina, si stupì di me che ero diventata scarafaggio, e corse dal padre per mostrarmi, e disse che il suo quaderno era magico, perchè trasformava le cose. Il papà del bambino disse "si, si", ma si vedeva che pensava ad altro. La sera frugò nello zaino del figlio e prese il quaderno, riflettè sul fatto che quella forma di scarafaggio altro non era che la rielaborazione in chiave avvenieristica della città di Turlù, e che lui l'avrebbe perfezionata. Il padre del bambino era un topografo.
Finii così con tutta la pagina, compreso il 4, dentro un file di computer. Ero dimagrita e stilizzata, ora piatta, ora in tre o più dimensioni. C'era anche il 4 che serviva a far capire che Turlù aveva 4 entrate e 4 uscite. Dunque, ero una città.
Partecipai ad una grande mostra sull'urbanistica, occupavo una mezza parete ed ero sottovetro. Passò di lì anche un architetto artista, che disse che era della città di Gilbrao, in Brasile, e che Turlù era gemellata con Gilbrao, e che per renderle omaggio avrebbe realizzato una scultura a forma di città di Turlù, da esporre al centro di una piazza della città di Gilbrao. Finì che mi trasferii in Brasile, da carta a file, passai ad essere di resina e cristallo. Si stava bene, ma a stare sempre fermi al centro della piazza, un caldo. Conobbi molta gente. Certo, tutte amicizie di passaggio, forse perchè dopotutto la straniera ero io. Finchè un giorno successe che una ragazza mi rimase a lungo seduta accanto, mi guardava e sorrideva, sorrideva e mi guardava, poi si chinava sul suo notes e disegnava. Ad una certa ora la raggiunse un ragazzo, e cominciarono a parlare.
"Questo mondo così dolce" -la sentii dire- "questo posto così bello, e guarda quest'opera, che connubio tra terra e cielo, che appendici eteree tendono all'infinito! Una forma familiare, sono lontana, eppure mi sento a casa: Forse è perchè tu sei qui con me". E si baciarono.
Comunque, finii ricopiata sul suo block notes, con un tratto sottile e armonico, finalmente mi vidi pervasa dalla grazia femminile. Ma mi sentivo molto stanca.
Non potete capire il mio stupore, quando tempo dopo mi ritrovai in un laboratorio di Turlù! La simpatica ragazza era un ottico, si innamorò di me perchè le ricordavo il suo paese, e perchè sotto di me si baciò col suo ragazzo. Decise che non importava che forma avessi, perchè si vuol bene ovunque, e attraverso qualsiasi forma.
Mi creò intorno un caleidoscopio, per lasciarmi trasformare, cambiare forma, dimensione e colore.
Solo una cosa non cambiò in me: il mio affetto per lei.
Leaved:
20/08 Villa Geno Como

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