giovedì 11 agosto 2011

LABIRINTO LABILE -Kiki Bobò-



Dunque, ci provo. Girare a destra e poi a sinistra, proseguire dritto. Rivedere i passi. O non si torna mai sui propri passi?
Uso un sistema di misurazione della vita spannometrico, andrà bene con la lunghezza delle mie scarpe di tela?
Mi imbattei in un vicolo cieco - come nei film, sbarrato da bidoni della spazzatura.
Le curve sono ad angolo, i miei fianchi sono larghi e mi ci incastro. Torna indietro. Ti sei persa.
Ma ho sempre desiderato perdermi. Per qualcuno, in uno spazio arieggiato, dentro le pagine di un bel libro, certe volte tra i volti della gente, per non farmi riconoscere. Da chi?
Dalla mia strada. Ma sei tu che cerchi lei!
E questo sarebbe il modo per trovarla? Arrancare in un labirinto? PRECISAMENTE.
Ma ho anche le fiacche ai piedi, disturbi di equilibrio, non so capire le bussole, non ho molliche di pane da lasciare per ritrovare la via, che non è più ritorno nè arrivo. E' solo un percorso.
E' proprio qui che sto. Qui dentro, intorno, al centro del percorso, che non ha centro. solo trame, trame di labirinto. Le destre e le sinistre, i poli terrestri, sono convenzioni scivolate via dalle mie tasche.
Sono così indecisa.
No, ho deciso. Io resto qui. Insieme al percorso, oltre che dentro.
Che sia la meta, a trovare me, eh, e che è.
Non mi ricordo più bene, però: era la meta, o la metà?

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