giovedì 21 luglio 2011

BEVICI SOPRA, VISCOVITZ ! Alessandro Boffa,1998




"Papà, voglio smettere di bere".
"Non dire sciocchezze, Visko, sei una spugna".
"Che significa? Che dovrei stare tutta la vita appeso a questo scoglio a filtrare e vorticare acqua, come un vegetale?".
"Tu sei un vegetale, Visko, o comunque uno zoofita. Che discorsi...".
Ero disperato. Tutti i miei tentativi di costruirmi una vita natante e perseguire degli ideali fallivano. Ah, se avessi avuto dei muscoli per spingermi fino alla calcispongia che amavo e fondermi con lei in un unico sycon! Ah, se avessi avuto degli occhi per guardarla, una bocca per dirle che l'amavo!
Della mia bella conoscevo solo il profumo azotato che mi era portato dalla corrente. A quelle particelle in sospensione avevo dato una forma, dei pori e un nome: Ljuba.
L'unico modo per coronare la nostra storia d'amore sarebbe stato quello di raggiungerla con qualche spermatozoo, ma la corrente continuava a portarseli dalla parte opposta, verso mia madre,le mie sorelle, le mie nonne, creando ogni genere di imbarazzo familiare e di complicazione genealogica. La situazione era resa ancor più equivoca dai periodici cambiamenti di sesso che noi spugne ermafrodite ci dovevamo sorbire. Non era facile per me accetare il fatto che mio padre fosse la moglie di sua madre, che sua figlia, cioè mia sorella, fosse suo nonno e sua nonna fosse anche suo fratello, cioè mio zio. Quei rapporti diventavano ancora più morbosi per l'ammassamento dei corpi, era difficile capire dove finivi tu e cominciavano i parenti stretti. E non era facile sviluppare una sana personalità quando i diverticoli delle tue camere flagellate erano in comproprietà con una madre invaginante, delle sorelle incestuose e un padre bisessuale. Quando gli unici tratti anatomici su cui potevi costruire un'identità erano la cavità gastrale e il buco dell'osculo.
Il dramma di essere un vegetale era l'impossibilità di suicidarsi. Il vantaggio di essere una spugna era la possibilità di berci sopra.
Pregavo che accadesse qualcosa. Un moto tellurico, un trauma ecologico, che una seppia mi aiutasse, qualcosa. E finalmente qualcosa cambiò. La corrente. Invertì direzione e mi rese finalmente in condizione di fecondare la spugna che amavo! AH! Ero esilarato, commosso. Pensai subito di confezionare i miei spermi in gemmule e cominciare il tiro a segno.
Ma non ne trovai.
"Papà", strillai, "sono sterile!".
"Non sei sterile, Visko, sei femmina, come sono io".
Mi sentii mancare. Come si poteva avere tanta sfortuna? Femmina. E intanto Ljuba era diventata maschio e le sue eiaculazioni non potevano raggiungermi perchè ero io a trovarmi controcorrente!
Al danno si unì la beffa e cominciarono a piovermi addosso gli spermi della mamma, delle sorelle, delle nonne...
"Dannazione", imprecai, "dannazione!".
Anche mia figlia mi aveva messa incinta.
Ero la suocera di me stessa, maledizione, la suocera di me stessa!!!
Ma forse è un bene, sospirai. Chissà che così non cominci a odiare la nuora che è in me. Chissà che così la mia infelicità non mi renda finalmente felice.


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