domenica 31 luglio 2011

Da: IL BOTTONE DEL COLLETTO E LE LANCETTE DELL'OROLOGIO - Karl Valentin



Vedete, io per esempio sono anni che giro con un orologio senza lancette; ma non mi serve a niente! Certo, è sempre un orologio - non vorrete mica sostenere che è un pappagallo? Potrei portarlo dall'orologiaio, ma nel momento che lo dò all'orologiaio rimango senza orologio, perciò è senz'altro meglio avere almeno quello, anche se non funziona; tanto lo so che senza lancette non può funzionare: Cioè, funzionare potrebbe, - dentro- ma fuori non si vedrebbe, e quindi tutto l'orologio non servirebbe a niente. (...)
Io trovo che l'orologio è una cosa superflua: vedete, io abito molto vicino al municipio e tutte le mattine, quando vado in ufficio, guardo l'orologio del municipio per vedere l'ora e poi cerco di ricordarmela per tutto il giorno, così non consumo il mio orologio!
Oggigiorno gli orologi funzionano abbastanza bene, ma prima con le meridiane era una noia! Niente sole - niente ora! Allora francamente preferisco il mio senza lancette, almeno con quello non dipendo dal sole ma soltanto dalle lancette e dopotutto, quando se ne ha bisogno, le lancette si possono far riparare.
Sarebbe ben triste se non si potessse vivere senza orologio! L'orologiaio, lui sì che non può vivere senza orologio, per lui è lavoro.Credete forse che  un orologiaio, per sapere che ora è, guardi tutti i mille orologi che sono appesi nel suo negozio? Non ci pensa nemmeno, lui ne guarda soltanto uno, gli altri li vende alle persone che hanno bisogno di un orologio; tanto uno che non ha bisogno di un orologio, mica se lo compra.
Insomma, come ho già detto, non ha senso che io faccia riparare il mio orologio: poi va a finire che uno me lo ruba,e così lui si trova con l'orologio che funziona, mentre io ho girato per anni con quello rotto! Allora preferisco lasciarlo così e se poi davvero qualcuno dovese rubarmelo, peggio per lui..!



AL TEATRO DEI GIARDINIERI Karl Valentin , 1882-1948



Non so più bene se era ieri o se era su al quarto piano che sono andato con mia madre al Teatro dei Giardinieri. Avevamo due biglietti, uno l'avevo io e  l'altro lei, li abbiamo messi inieme e con quei due biglietti siamo andati a vedere uno spettacolo.
Sulle prime non avevamo quasi il coraggio di entrare perchè credevamo che al Teatro dei Giardinieri potessero andari solo i giardinieri; per prudenza abbiamo telefonato prima a un ufficio informazioni e lì ci hanno risposto: "Si.". Così per lo meno eravamo sicuri di di non eserci vestiti inutilmente, perchè svestiti a teatro non ci saremmo potuti entrare.

Appena ci siamo seduti ce n'è voluto un bel po' prima che incominciasse lo spettacolo- allora abbiamo pensato: ormai aspettiamo che cominci se vogliamo davvero vederlo, questo spettacolo, perchè era soprattutto per lo spettacolo che ci eravamo andati. Così stavamo seduti da circa mezz'ora quando tutt'a un tratto - ancora non incomincia. Insomma, ci siam detti, non paghiamo mica perchè non cominci!
A un tratto sono entrati gli orchestrali e si son seduti proprio davanti al palcoscenico, così vedevano e sentivano meglio, mentre gli altri, quelli che pagano e a teatro ci vanno massimo una volta l'anno, gli tocca starsene dietro.
Finalmente è cominciato lo spettacolo vero e proprio, a quel punto in fondo non ci interessava più molto perchè il papà ce lo aveva già raccontato a casa, però non volevamo nemmeno andarcene via subito dal momento che ci eravamo andati apposta.
Dopo il primo atto c'è stato un intervallo, durante l'intervallo non hanno recitato niente, è calato il sipario e così noi non abbiamo più visto cosa continuavano a recitare. A questo punto io e la mamma ci siam detti: possiamo salire su nel salone dei rinfreschi, perchè avevamo un gran caldo, bè, saliamo e lì non capiamo più niente, c'erano bottiglie di birra, cioccolatini, panini imbottiti e un sacco di roba del genere, mentre io e la mamma avevamo pensato che il salone dei rinfreschi fosse una specie di doccia.
Allora siamo tornati giù ai nostri posti, in platea, e durante il secondo atto ci è capitato un guaio, volevamo vedere se sul palcoscenico c'era un tappeto, così ci siamo alzati dai nostri sedili e subito da dietro ci gridano: "Seduti!", noi facciamo per risederci, ma le nostre poltrone non c'erano più, proprio in quell'attimo ci avevano rubato le poltrone.
Allora, fino alla fine dell'atto, io e la mamma non abbiamo potuto far altro che starcene giù gobbi con le ginocchia piegate, e lei non ha un'idea di come ci facevano male le gambe; solo quando è finito l'atto e in teatro si è fatta luce, anche in noi si è fatta luce e abbiamo scoperto che i sedili erano semplicemente scattati in su.
Dopo il quarto atto lo spettacolo è finito del tutto, aquel punto allora ci interessava sapere come si chiamava lo spettacolo che avevamo appena visto. Si che avevamo un programma, ma era vecchio, era un programma dello Hoftheater, del Lonhegrin, ce l'eravamo portato dietro per non doverne comprare uno al Teatro dei Giardinieri; ecco perchè non corrispondeva. infatti lo spettacolo che avevamo visto, ci ha detto il signore vicino a noi, si chiama Fratello Straubinger. Ecco perchè non avevamo visto entrare nessun cigno, invece del cigno è entrato il fratello, quel Straubinger- - Saremmo rimasti a sedere ancora un po', senonchè tutto gli altri erano già usciti, cosi abbiamo pensato: andiamocene anche noi, e siccome eravamo molto stanchi, saremmo voluti andare in automobile, dal momento che appena usciti dal teatro ne abbiamo vista una ferma, cioè per la verità ce n'erano di più, ma noi ne avremmo presa una sola, sennò non ci bastavano i soldi.
Come arriviamo all'auto l'autista ci chiede dove volevamo andare, allora non abbiamo preso l'auto perchè quel tipo era troppo curioso, e poi non ci conveniva neanche tanto andare in auto perchè abitiamo proprio di fronte al teatro.
Così siamo andati a casa e a letto, cioè veramente nel letto non ci siamo andati ma ci siamo solo saliti, perchè dalla stanza al letto non ci sono che pochi passi.
Abbiamo dormito tutta la notte e al mattino, quando ci siamo svegliati, non avevamo fatto altro che sognarci lo spettacolo, insomma ci eravamo visti tutto lo spettacolo a letto. Può immaginare che dispiacere aver speso i soldi per quei due biglietti, ma abbiamo giurato che non andremo mai più al Teatro dei Giardinieri, a meno di non esser rimasti a letto il giorno prima.




Leaved:
3/8 Museo Civico Como

giovedì 21 luglio 2011

BEVICI SOPRA, VISCOVITZ ! Alessandro Boffa,1998




"Papà, voglio smettere di bere".
"Non dire sciocchezze, Visko, sei una spugna".
"Che significa? Che dovrei stare tutta la vita appeso a questo scoglio a filtrare e vorticare acqua, come un vegetale?".
"Tu sei un vegetale, Visko, o comunque uno zoofita. Che discorsi...".
Ero disperato. Tutti i miei tentativi di costruirmi una vita natante e perseguire degli ideali fallivano. Ah, se avessi avuto dei muscoli per spingermi fino alla calcispongia che amavo e fondermi con lei in un unico sycon! Ah, se avessi avuto degli occhi per guardarla, una bocca per dirle che l'amavo!
Della mia bella conoscevo solo il profumo azotato che mi era portato dalla corrente. A quelle particelle in sospensione avevo dato una forma, dei pori e un nome: Ljuba.
L'unico modo per coronare la nostra storia d'amore sarebbe stato quello di raggiungerla con qualche spermatozoo, ma la corrente continuava a portarseli dalla parte opposta, verso mia madre,le mie sorelle, le mie nonne, creando ogni genere di imbarazzo familiare e di complicazione genealogica. La situazione era resa ancor più equivoca dai periodici cambiamenti di sesso che noi spugne ermafrodite ci dovevamo sorbire. Non era facile per me accetare il fatto che mio padre fosse la moglie di sua madre, che sua figlia, cioè mia sorella, fosse suo nonno e sua nonna fosse anche suo fratello, cioè mio zio. Quei rapporti diventavano ancora più morbosi per l'ammassamento dei corpi, era difficile capire dove finivi tu e cominciavano i parenti stretti. E non era facile sviluppare una sana personalità quando i diverticoli delle tue camere flagellate erano in comproprietà con una madre invaginante, delle sorelle incestuose e un padre bisessuale. Quando gli unici tratti anatomici su cui potevi costruire un'identità erano la cavità gastrale e il buco dell'osculo.
Il dramma di essere un vegetale era l'impossibilità di suicidarsi. Il vantaggio di essere una spugna era la possibilità di berci sopra.
Pregavo che accadesse qualcosa. Un moto tellurico, un trauma ecologico, che una seppia mi aiutasse, qualcosa. E finalmente qualcosa cambiò. La corrente. Invertì direzione e mi rese finalmente in condizione di fecondare la spugna che amavo! AH! Ero esilarato, commosso. Pensai subito di confezionare i miei spermi in gemmule e cominciare il tiro a segno.
Ma non ne trovai.
"Papà", strillai, "sono sterile!".
"Non sei sterile, Visko, sei femmina, come sono io".
Mi sentii mancare. Come si poteva avere tanta sfortuna? Femmina. E intanto Ljuba era diventata maschio e le sue eiaculazioni non potevano raggiungermi perchè ero io a trovarmi controcorrente!
Al danno si unì la beffa e cominciarono a piovermi addosso gli spermi della mamma, delle sorelle, delle nonne...
"Dannazione", imprecai, "dannazione!".
Anche mia figlia mi aveva messa incinta.
Ero la suocera di me stessa, maledizione, la suocera di me stessa!!!
Ma forse è un bene, sospirai. Chissà che così non cominci a odiare la nuora che è in me. Chissà che così la mia infelicità non mi renda finalmente felice.


Leaved:
21/7 Biblioteca Como
30/7 Oasi Bassone Como
10/8 Sicilia

mercoledì 20 luglio 2011

L' ANELLO DI BRILLANTI Karl Valentin, 1882-1948



Anche se ho fatto due anni di servizio militare, due giorni fa ho perduto il mio anello i brillanti. Non posso proprio dimenticarlo quell'anello, perchè ogni volta che guardo lì dove ho sempre guardato, , devo subito guardare da un'altra parte.  Insomma quello era un anello unico, prima di tutto per il fatto che avevo solo quello...c'era un fuoco dentro quell'anello- tanto che una volta si sono mossi persino i pompieri. Era un anello che lampeggiava come il lampo! Gli mancava soltanto il tuono a quell'anello, altrimenti era un anello da tuoni e fulmini. Una volta ci fu persino uno che mi disse: "Fulmini, che bell'anello hai! ". Come sia andata che abbia perso quest'anello, per me è ancora un mistero perchè otto giorni fa l'avevo ancora, quindi l'anello, prima di perdersi, ci ha messo nove giorni a perdersi.  Dell'anello me n'importa meno, ma cosa me ne faccio dell'astuccio di velluto azzurro che era fatto proprio su misura? Chissà se troverò un altro anello che ci stia a pennello come quello là.  Mah, pazienza, ormai se n'è andato, non c'è più niente da fare. E dire che già una volta l'avevo fatto modificare dall'orefice, l'avevo fatto allargare perchè mi cadeva sempre dal dito.  Ma l'orefice lo ha allargato tanto che che mia moglie l'avrebbe potuto portare come braccialetto.  E così si è perso un'altra volta. Vedete, io sarei riuscito ad avere indietro l'anello se avessi subito messo un annuncio sul giornale, ma ormai sono già passati otto giorni e non so più bene com'era fatto; ricordo solo che in mezzo c'era un buco dove si infilava il dito, e che era costato 50 marchi.
Dopo tutto, Dio mio, di anelli come quello ce ne sono tanti al mondo.
In fondo son proprio contento d'averlo perso,, quell'anello, sennò poteva darsi benissimo che un giorno o l'altro me l'avrebbero rubato.




E SI RITROVARONO PIETRE E BRILLANTI ...


Leaved:
27/7 Stazione Nord Borghi Como
28/7 Giardini lago Como
7/8 Porta Torre Como

lunedì 18 luglio 2011

E LEI CHE DISSE, VISKovitz ? A. Boffa, 1998



Con Ljuba fu amore a prima vista. Era la più bella pappagalla dei Caraibi. Così andai da lei senza pensarci su. Senza tanti preamboli, la guardai negli occhi e le dissi:
"Ti amo".
"Ti amo", mi rispose. Fu l'inizio di una grande pasione. Il nostro nido d'amore era la giungla intera, il folle ardore della gioventù ci bruciava sotto le penne e il cielo tutto non bastava a contenerlo. Si cantava, si ballava, ci si amava al ritmo della rumba, del mambo, della conga e del merengue. Poi un giorno mi decisi e le chiesi:
"Vuoi sposarmi?".
"Vuoi sposarmi?" ribattè.
"Certo, amore mio".
"Certo, amore mio", rispose lei.
Così costruii il più bel nido dell'arcipelago e vi trascorremmo la nostra luna di miele. Tenendola ben stretta, le dissi:
"Vorrei tanto dei piccoli".
Mi rispose che li voleva anche lei. Ne nacquero due, tesori di ragazzi, mai una parola di disaccordo, mai disobbedienti, sempre pronti a ricambiare il nostro affetto.
Che cosa si poteva desiderare di più dalla vita?
Qualche imprevisto. E così cominciai a vedere quell'altra pappagalla.  Un giorno lo confessai a Ljuba.
"Ho un'amante, le dissi".
"Ho un amante", mi rispose.
"La mia si chiama Lara", continuai.
"La mia si chiama Lara", rivelò.
Che dirvi? Ci restai di sasso. Mia moglie con la mia amante.  Detto così poteva quasi sembrare una buona notizia, ma fu presto chiaro che quel triangolo non poteva andare avanti.  Cos' andai da Lara e le dissi:
"Scegli me o lei".
"Lei!"
"Accidenti a te", le dissi.
"Accidenti a te", rimbeccò.
Ero arcistufo di esser preso in giro da quei ritornelli. Possibile che la vita seguisse trame così superficiali? Come si poteva andare avanti di quel passo? Nella disperazione decisi di chieder consiglio a una mente illuminata, un pappagallo che si era guadagnato fama di maestro di saggezza e di guida spirituale.
"Maestro", sbottai, "cosa possiamo fare  per ottenere risposte meno scontate, per sfuggire a questo tran tran, a questa mediocrità? Mi dica, maestro, cosa dobbiamo fare?".
"Fare, rispose il saggio".







  Leaved:
15/7 Stazione Nord Borghi Como
17/7 Stazione Nord Borghi Como
21/7 Villa Olmo Como
28/7 Giardini lago Como
                                                                                                                                             


giovedì 14 luglio 2011

LETTERA D'AMORE Karl Valentin , 1882-1948

      


                                      Gennaio, 33 Monaco 1925 e 1/2

Mio caro amato,
con mani piene di lacrime prendo la penna nelle mie mani e ti scrivo. Perchè da tanto tempo non mi hai più scritto, quando ancora l'altro giorno mi hai scritto che mi avresti scritto tu se non ti scrivevo io? Ieri mi ha scritto anche mio padre. Scrive di averti scritto. Ma tu non mi hai scritto una parola del fatto che lui ti ha scritto.
Se tu mi avessi scritto almeno una parola sul fatto che mio padre ti ha scritto, io avrei scritto a mio padre che  gli avresti voluto scrivere, ma che purtroppo non avevi avuto tempo di scrivergli, altrimenti gli avresti scritto.
E' una cosa ben triste questo nostro scriverci, perchè tu non hai scritto in risposta a uno solo degli scritti che io ti ho scritto. Sarebbe diverso se tu non sapessi scrivere, perchè allora io non ti scriverei affatto, tu invece sai scrivere pero' non scrivi lo stesso quando io ti scrivo.
Chiudo il mio scritto con la speranza che ora finalmente mi scriverai, altrimenti questo sarà l'ultimo scritto che ti ho scritto. se tu pero' anche questa volta non mi dovessi scrivere, scrivimi almeno che non mi vuoi scrivere affatto, così se non altro saprò perchè non mi hai scritto.
Perdona la mia brutta scrittura, mi viene sempre il crampo dello scrivano quando scrivo, a te naturalmente il crampo dello scrivano non verrà mai, perchè non scrivi mai.

                                               Saluti e baci
                                                 tua N.N.
                                                 

PUT IN THE SPACE :

15/07  stazione nord Borghi, Como
29/7    Museo Civico Como

martedì 12 luglio 2011

TRE ILLUSIONI (Franco Battiato)

Primo: il tempo non ci determina.
Secondo: lo spazio non ci colloca.
Terzo: siamo spesso in paranoia pensando di non essere creativi abbastanza per riempire il vuoto che sentiamo, le nostre mancanze.
E quarta illusione è quella che questo pacchetto di tre sostiene e intanto contiene.

lunedì 11 luglio 2011

CAMPANELLI



LASCIA ANDARE LA MALINCONIA, UN CAMPANELLO PER UN PENSIERO D'ALLEGRIA !

Put in the Praia (beach) de Porto Covo 29/06/2011

Voyage Voyage - Desireless 1987 -


Au dessus de vieux volcans
Glissant des ailes sous les tapis du vent
Voyage Voyage
Eternellement
De nuages en merecoges
De vent d'Espagne en pluie de l'Equateur
Voyage Voyage
Vol dans les hauteurs
Au d'ussus des capitales
Des idees fatales, regarde l'ocean
Voyage Voyage
Plus loin que nuit et le jour
Dans l'espace inoui de l'amour
Voyage Voyage
Sur l'eau sacrée d'un fleue indien
Voyage Voyage
Et jamais ne reviens
Sur le Gange ou l'Amazone
Chez les blocks chez les sikhs chez les jaunes
Voyage Voyage
Dans tout le royame
Sur les dunes du Sahara
Des iles Fiji au Fuji-yama
Voyage Voyage
Ne t'arrete pas
Au d'ssus des barbeles
Des coeurs bombardes
Regarde l'ocean
Voyage Voyage
Plus loin que nuit et le jour
Dans l'espace inoui de l'amour...




Leaved:

 16/05/11 giardini lago, Como Italy
 02/07/11 comboio ( train)  Lisboa-Sintra Portugal
 03/07/11 aeroporto de Lisboa Portugal
27/07/11 Stazione Nord Borghi Como
8/07/11 Biblioteca Como
02/08/11 Oasi Bassone Como
10/08/11 Sicilia

Keri Smith

Keri Smith è una Guerilla artist, nordamericana, autrice del kit che ho trovato.
Il suo sito è : www.kerismith.com
Riporto qui alcuni suoi pensieri, riguardo la sua concezione della Guerilla Art.

GUERILLA ART IS A FUN AND INSIDIOUS WAY OF SHARING YOUR VISION WITH THE WORLD. IT IS A METHOD OF ART MAKING WHICH ENTAILS LEAVING ANONYMOUS ART PIECES IN PUBLIC PLACES. IT CAN BE DONE FOR A VARIETY OF REASONS, TO MAKE A STATEMENT, TO SHARE YOUR IDEAS, TO SEND OUT GOOD KARMA, OR JUST FOR FUN. MY CURRENT FASCINATION WITH IT STEMS FROM A BELIEF IN THE IMPORTANCE OF MAKING ART WITHOUT ATTACHMENT TO THE OUTCOME. TO DO SOMETHING THAT HAS NOTHING TO DO WITH MAKING MONEY, OR LISTENING TO THE EGO.


GUERILLA ART CAN BE ANYTHING YOU WANT - AN IDEA, AN EXPRESSION, A MOVEMENT, AN EXPERIENCE, AN OUTLET, A WAY OF CONNECTING, A WAY OF DOCUMENTING, A CHALLENGE, A FORM OF PLAY, A STATEMENT, A PERFORMANCE, AN ATTITUDE, A PRACTICE, AN IMPROVISATION, A RITUAL.


NOTHING IN LIFE IS PERMANENT, THAT EVERY STATE IS TEMPORARY AND TRANSITORY.  (...)
CREATING WORK THAT IS AN IMPERMANENT HELPS US RELEASE OUR OWN ATTACHMENT TO THE FINAL PRODUCT AND LETS US FOCUS MORE ON THE PROCESS. I CHALLENGE YOU TO MAKE PIECES WITH THE IDEA OF IMERMANENCE IN MIND.

Guerilla sullo scaffale di una libreria

Copertina di cartone, disegni stampati a matita di pennelli, forbici, secchio di colla liquida, ecco il Guerilla Art Kit, che porto subito alla cassa, scordandomi di comprare il saggio sui re del Portogallo e il cd dei Temple of  Love...sottotitolo del quaderno : EVERYTHING YOU NEED TO PUT YOUR MESSAGE OUT INTO THE WORLD...
E' tutto. Poi servono fantasia, e due mani ( e il naso di Emma Lu che si ficca dentro ogni cosa che creo, ma pare le piaccia !! ). Ah, e poi serve uscire di casa, e lasciare. Avete mai provato a separarvi da qualcosa che dopotutto, bello o brutto che sia, amate ? Non è così semplice "abbandonare"  un oggetto che avete creato con le vostre mani. Eppure, lasciando si assapora questa sensazione strana, con la quale forse non si ha molta confidenza (quanto siamo attaccati alle cose! ), di leggerezza, di ignoto (qualcuno troverà qualcosa ? E che ne fara'? ). E' l'impronta nell'ambiente, e l'impermanenza. Non solo: è bello il pensiero che qualcuno trovi un messaggio, un piccolo dono. Trovare qualcosa è una sensazione piacevole. Ancora ho il ricordo delle puntate del telefilm PippiCalzelunghe, dove i gemelli mettevano la mano nel tronco d'albero nel giardino di Pippi e ci trovavano delle meraviglie...come avrei voluto essere al loro posto !!
Dunque, ricapitolando: mi sembra più che bello creare, un'esperienza piacevolmente sottile lasciare, un sogno sorridente lasciar trovare...e per chi trova ?
Ho impiegato dei minuti a rispondere, e la risposta è "non lo so" ! Ma è importante saperlo ?

? Guerilla Art ??

La Guerilla Art (arte di guerriglia), è una forma di arte, nata probabilmente in America a partire dagli anni '70. La sua particolarità sta nell'anonimato degli autori delle opere, spesso collocate in luoghi pubblici, anche clandestinamente, a volte con l'intento di fare una dichiarazione politica esplicita.
La Guerilla Art è spesso nel corso degli anni stata utilizzata come metodo di protesta verso la società, il consumismo, le celebrità;  una delle sue forme più popolari consiste nella modifica dei cartelloni pubblicitari, spesso allo scopo di creare un messaggio assurdo o ironico, nella creazione di graffiti, nella collocazione nell'ambiente di adesivi, stencils, manifesti artistici. Negli anni '80 si concretizzo' come reazione a quella che si avvertiva essere la presa di possesso dello spazio pubblico da parte di interessi commerciali e all'accorgersi della banalità di molte opere d'arte pubbliche autorizzate, nonchè alla frequente mancanza di occasioni di mostre autorizzate per gli artisti.
Oggi questa forma di arte, in stretto collegamento con l'ambiente, permette a chiunque ne abbia il desiderio di lasciare un messaggio, da leggere e trattenere, come una riflessione, oppure da gettare.
E' un'arte usa e getta, o meglio, un'arte impermanente, perchè così è la vita.